lunedì 11 marzo 2013
I: contributo di Valentino Podestà e Corinna Vicenzi
sabato 9 marzo 2013
Un patto per cambiare
L'appello
Un patto per cambiare, se non ora quando?
Remo Bodei, Roberta De Monticelli, Tomaso Montanari, Antonio Padoa-Schioppa, Salvatore Settis, Barbara Spinelli.
CARO Beppe Grillo, cari amici del Movimento 5 Stelle, Una grande occasione si apre, con la vostra vittoria alle elezioni, di cambiare dalle fondamenta il sistema politico in Italia e anche in Europa. Ma si apre ora, qui e subito. E si apre in questa-democrazia, dove è sperabile che nessuna formazione raggiunga, da sola, il 100% dei voti. Nessuno di noi può avere la certezza che l'occasione si ripresenti nel futuro.
NON potete aspettare di divenire ancora più forti (magari un partito-movimento unico) di quel che già siete, perché gli italiani che vi hanno votato vi hanno anche chiamato: esigono alcuni risultati molto concreti, nell'immediato, che concernano lo Stato di diritto e l'economia e l'Europa. Sappiamo che è difficile dare la fiducia a candidati premier e a governi che includono partiti che da quasi vent'anni hanno detto parole che non hanno mantenuto, consentito a politiche che non hanno restaurato ma disfatto la democrazia, accettato un'Europa interamente concentrata su un'austerità che – lo ricorda il Nobel Joseph Stiglitz – di fatto «è stata una strategia anti-crescita», distruttiva dell'Unione e dell'ideale che la fonda.
Ma dire no a un governo che facesse propri alcuni punti fondamentali della vostra battaglia sarebbe a nostro avviso una forma di suicidio: gli orizzonti che avete aperto si chiuderebbero, non sappiamo per quanto tempo. Le speranze pure. Non otterremmo quelle misure di estrema urgenza che solo con una maggioranza che vi includa diventano possibili. Tra queste: una legge sul conflitto di interesse che impedisca a presenti e futuri padroni della televisione, della stampa o delle banche di entrare in politica; una legge elettorale maggioritaria con doppio turno alla francese; il dimezzamento dei parlamentari il più presto possibile e dei loro compensi subito; una Camera delle autonomie al posto del Senato, composta di rappresentanti delle regioni e dei comuni; la riduzione al minimo dei rimborsi statali ai partiti; una legge anti-corruzione e antievasione che riformi in senso restrittivo, anche aumentando le pene, la disciplina delle prescrizioni, bloccandole ad esempio al rinvio a giudizio; nuovi reati come autoriciclaggio, collusione mafiosa, e ripristino del falso in bilancio; ineleggibilità per condannati fin dal primo grado, che colpisca corruttori e corrotti e vieti loro l'ingresso in politica; un'operazione di pulizia nelle regioni dove impera la mafia (Lombardia compresa); una confisca dei beni di provenienza non chiara; una tutela rigorosa del paesaggio e limiti netti alla cementificazione; un'abolizione delle province non parziale ma totale; diritti civili non negoziati con la Chiesa; riconsiderazione radicale dei costi e benefici delle opere pubbliche più contestate come la Tav. E vista l'emergenza povertà e la fuga dei cervelli: più fondi a scuola pubblica e a ricerca, reddito di cittadinanza, Non per ultimo: un bilancio europeo per la crescita e per gli investimenti su territorio, energia, ricerca, gestito da un governo europeo sotto il controllo del Parlamento europeo (non il bilancio ignominiosamente decurtato dagli avvocatidell'austerità nel vertice europeo del 7-8 febbraio).
Non sappiamo quale possa essere la via che vi permetta di dire sì a questi punti di programma consentendo la formazione del nuovo governo che decida di attuarli, e al tempo stesso di non contraddire la vostra vocazione. Nella giunta parlamentare si può fin da subito dar seguito alla richiesta di ineleggibilità di Berlusconi, firmata da ormai duecentomila persone: la fiducia può essere condizionata alla volontà effettiva di darvi seguito. Quel che sappiamo, è che per la prima volta nei paesi industrializzati e in Europa, un movimento di indignati entra in Parlamento, che un'AzionePopolarediventa possibile. Oggi ha inizio una vostra marcia attraverso le istituzioni, che cambieranno solo se voi non fuggirete in attesa di giorni migliori, o peggiori. Se ci aiuterete a liberarci ora, subito, dell'era Berlusconi: un imprenditore che secondo la legge non avrebbe nemmeno dovuto metter piede in Parlamento e tanto meno a Palazzo Chigi. Avete detto: «Lo Stato siamo noi». Avete svegliato in Italia una cittadinanza che vuole essere attiva e contare, non più delegando ai partiti tradizionali le proprie aspirazioni. Vale per voi, per noi tutti, la parola con cui questa cittadinanza attiva si è alzata e ha cominciato a camminare, nell'era Berlusconi: «Se non ora, quando?».
LA REPUBBLICA
SABATO, 09 MARZO 2013
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domenica 3 marzo 2013
sabato 2 marzo 2013
Dalle stalle alle stelle?
Rassegnazione e Conformismo sono tra gli sconfitti più illustri delle elezioni politiche del febbraio 2013, da cui è scaturito il Parlamento più giovane d'Europa, più giovane persino di quello statunitense. Il tirannosauro e altri rettili, animali politici fossili, scorrazzeranno ancora tra i banchi di Montecitorio e di Palazzo Madama, ma non sono più soli né in buona (leggasi conforme) compagnia.
Con questo post, apparentemente saltando di palo in frasca, vi proponiamo la lettura di un paragrafo di un vecchio saggio di filosofia morale, dove si parla anche di rivolte e inevitabilmente di sessantotto. Altri tempi, certo, ma un saggio è un saggio.
Leggiamo.
Intervento di Tiziano Cardosi (Comitato Notav Firenze)
Questo credo dipenda da una differente analisi della situazione, mentre penso che gli obiettivi che ci poniamo siano analoghi.
Preciso che questa non è la posizione dibattuta nel Comitato, ma quella di alcuni.
Per dirla schematicamente:
venerdì 1 marzo 2013
Intervento di Alberto Asor Rosa
Intervento di Rossano Pazzagli
Mauro Chessa: elezioni 2013
Non credo sia possibile leggere l'esito elettorale (ma le elezioni hanno solo messo in numeri la situazione) con i criteri dell'analisi politica. Non solo perché non si può misurare il M5S con il metro della sinistra e della destra, e ancor meno con quello del socialismo e del liberismo (Il programma M5S è un coacervo di enunciati che vanno da uno statalismo socialista d'antan al liberismo montiano), ma perché se l'elettore si ponesse il problema di stabilire il modello sociale che desidera per se e per i propri figli troverebbe difficoltà a rintracciarne uno nel programma del M5S, per quanto questo contenga molte cose che, nel brevissimo termine, sono sacrosante e fortemente auspicabili.
Intervento di Claudio Greppi
Claudio Greppi
In questi giorni tutti si cimentano in ipotesi di maggioranza. Si contano i seggi in Camera e in Senato, si fanno calcoli di alleanze più o meno spurie. Ma la novità di queste elezioni è che potrebbe
essere nata una vera forza di opposizione: non ideologica ma pragmatica, che sembra volersi assumere il compito di confrontarsi con le mosse del potere e quando possibile bloccarle. Capace forse di esercitare il potere negativo che è stato evocato come base di un nuovo modo di azione popolare: "La sovranità dell'opinione o del giudizio pubblico si manifesta non solo per via di consenso ma anche per mezzo del dissenso e della critica e tiene insieme la società attraverso una dinamica ininterrotta di reazioni della società civile alle azioni del sistema rappresentativo controbilanciando con un potere negativo l'autorità formale delle istituzioni". Questa la citazione di Nadia Urbinati che avevo letto nella mia introduzione all'assemblea della Rete del 3 febbraio, e che è passata piuttosto inosservata.
Intervento di Paolo Baldeschi
Il risultato delle elezioni politiche sancisce non solo il trionfo del movimento Cinque Stelle, ma anche l'ennesima sconfitta della linea politica di D'Alema che per decenni ha inseguito la destra sul suo terreno, cercano di posizionare il partito appena un po' alla sinistra del presunto avversario (ma in realtà confondendo e condividendo ampiamente la materia). Una linea che nei fatti si è incarnata nel Monte dei Paschi, nei fondi gestiti da Gamberale, nelle varie leghe delle cooperative affamate di grandi opere, nelle autostrade tirreniche colluse con Mattioli, nello sviluppo inteso come tanti soldi per le infrastrutture e niente per Università e ricerca. Una linea che alla Camera ha trionfalmente portato il Pd a un 25% di voti dal 37% del bistrattato Veltroni.