Rassegnazione e Conformismo sono tra gli sconfitti più illustri delle elezioni politiche del febbraio 2013, da cui è scaturito il Parlamento più giovane d'Europa, più giovane persino di quello statunitense. Il tirannosauro e altri rettili, animali politici fossili, scorrazzeranno ancora tra i banchi di Montecitorio e di Palazzo Madama, ma non sono più soli né in buona (leggasi conforme) compagnia.
Con questo post, apparentemente saltando di palo in frasca, vi proponiamo la lettura di un paragrafo di un vecchio saggio di filosofia morale, dove si parla anche di rivolte e inevitabilmente di sessantotto. Altri tempi, certo, ma un saggio è un saggio.
Leggiamo.
Il movimento studentesco del sessantotto, che in Italia e in Francia coinvolse in breve tempo anche vaste masse operaie, fu la prima e fin qui unica rivolta contro l'eclissi del cittadino. Ma fu una rivolta che ignorò il suo segreto. Nella realtà costituì il vistosissimo sintomo del disagio sordo e crescente contro lo scarto tra forma e finzione della democrazia, la contestazione e la risposta al sequestro della politica democratica operato dalla politica di mestiere. Ma nell'ideologia, nella «coscienza» si interpretò invece secondo gli schemi di un'epoca che aveva da tempo esaurito ogni spinta propulsiva: quella dei marxismi rivoluzionari. Non sospettò affatto, dunque, le vere ragioni della protesta di cui era protagonista, che del resto non furono immaginate neppure dai suoi nemici, che quello scarto ogni giorno allargavano con le pratiche di potere e il conformismo di establishment. Fu dunque una rivolta incosciente, in questo senso e forse anche in altri. E per questo si dissipò. Benché fosse una rivolta necessaria per la democrazia, poiché esprimeva l'ira per la cittadinanza sottratta e per la sovranità irrisa a finzione. Una rivolta da raccomandare ad ogni nuova generazione, perciò, se solo il sessantotto avesse avuto la lucidità delle sue ragioni: la consapevolezza del riformismo libertario che portava con sé, e in coraggio di trasformarlo in politica, anziché isterilirsi nel labirinto delle utopie rivoluzionarie. E tuttavia pose, ignorandolo, il problema politico più che mai cruciale per l'Occidente del secolo che ci viene incontro: la transustanziazione della democrazia in apatia, la lobotomizzazione dell'autonomia degli individui, il rischio di un oscurarsi e di un afflosciarsi della democrazia per vie interne, proprio quando nessun sistema alternativo gli contesta l'egemonia ideale e pratica. [...]
Paolo Flores d'Arcais, L'individuo libertario, Percorsi di filosofia morale e politica nell'orizzonte del finito, pp. 120-121, Giulio Einaudi, Torino 1999, ISBN 88-06-15139-8
A proposito di Flores d'Arcais, MicroMega in meno di un giorno ha raccolto più di 40.000 firme per cacciare il Tirannosauro dal Parlamento attraverso l'applicazione, da parte della Giunta delle elezioni, della legge 361 del 1957.
RispondiEliminaFirmiamo anche noi? :-)
Link:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/firma-anche-tu-per-cacciare-berlusconi-dal-parlamento-facendo-applicare-la-legge-361-del-1957/
Con un altro salto di palo in frasca, dalla filosofia morale all'enogastronomia toscana, a me è piuttosto piaciuto anche il post del Picchi su Il Fatto Quotidiano, che mi permetto di segnalare:
RispondiEliminahttp://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/28/pasta-che-va-e-che-viene/515734/
Saluti,
ak47