venerdì 1 marzo 2013

Intervento di Alberto Asor Rosa

Pd e moVimento devono scegliere
Da Il Manifesto  1 marzo 2013
di Alberto Asor Rosa
Quanto è accaduto negli ultimi giorni richiede qualche precisazione. Grillo dichiara che il Movimento 5 stelle è disposto a votare singoli provvedimenti ma non la fiducia a questo o quel governo. Grillo non capisce o finge di non capire. Non capisce che, per esserci singoli provvedimenti da votare, deve esserci un governo che abbia riscosso la fiducia del Parlamento: senza questa seconda condizione ovviamente, non può esserci la prima. come se la fiducia consistesse nel voto su una serie di punti di programma, che vengono sottoposti tutti insieme all’approvazione delle camere: di fatto non è che il primo atto di una serie, lunga o breve che sia. Oppure finge di non capire che le cose stanno in questo modo, perché pensa che sia conveniente per il suo movimento che in questo momento ci sia una scelta obbligata per un governissimo nato dalla convergenza di centrosinistra e centro-destra. In effetti, se questa dovesse essere l’unica alternativa possibile, dopo un anno si tornerebbe al voto, il centro-sinistra o, più esattamente, il Pd ci arriverebbe frantumato e il Movimento 5 stelle presumibilmente aumenterebbe i propri consensi: per tentare di governare, allora, ma un paese ridotto ormai alla stregua di una rovina irriformabile e immedicabile.
Quindi, o s’imbocca la prima strada oppure Grillo indica solo la strada del disastro nazionale. Secondo punto. Da tempo immemorabile, nei sistemi democratici, votare o non votare un governo discende dalle scelte compiute in seno ai gruppi parlamentari. Cioè: sono o non sono gli eletti che decidono la linea in parlamento? Bisognerà dunque aspettare che il verso giusto della scelta democratica si ricomponga, anche da questo punto di vista, nei prossimi 15-20 giorni, per sapere come le cose sono destinate ad andare. D’altra parte, questo è anche il tempo utile e necessario per indicare seriamente quali siano le proposte destinate ad attivare la discussione parlamentare e a determinare eventualmente un voto di fiducia nei confronti dello schieramento, e al suo designato rappresentante, cui il presidente della Repubblica avrà affidato l’incarico di formare il governo: i quali non potranno che essere, per ragioni dette più volte, il centro- sinistra e Bersani. Qui cambiamo fronte e ci spostiamo sull’altro versante. Il centro-sinistra non può limitarsi a enunciazioni di metodo e di buone intenzioni, madeve entrare nel merito. Ripeto, dieci punti, sui quali compiere una decisa inversione di tendenza rispetto al passato. Mi permetto di segnalare che finora non è mai comparso nell’agenda del centrosinistra anche solo uno spunto che riconduca alla gigantesca questione ambientale italiana: quell’insieme di temi e problemi, - difesa del territorio, lotta alle grandi opere, lotta allo sciagurato consumo del suolo, difesa e valorizzazione dei beni comuni, riconquista di un uso umano delle nostre città - che potrebbe costituire il tessuto basilare su cui ricostruire un diverso modo di concepire la politica e un diverso rapporto tra cittadinanza e istituzioni. Il sospetto è che ai piani alti della politica se ne sappia poco, per non dire niente. È invece la materia su cui rappresentanti del popolo di tipo nuovo potrebbero ritrovare un’idea comune su cui convergere. Le differenze politiche e ideologiche diventano meno impegnative se si tratta di impedire che la logica del profitto stravolga la vita di tutti, in nome di valori che non ci appartengono. Se il centro-sinistra non scende risolutamente anche su questo terreno, sarà difficile ottenere in via straordinaria il consenso necessario per sottrarci a questo gorgo mortale.

3 commenti:

  1. a parte il contenuto, mi sembra giusto scrivere "moVimento" e non 5 stelle o peggio grillini.
    moVimento ci è più familiare

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  2. chi ha lasciato questo commento? Manca la firma

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  3. Asor Rosa


    Ho letto il tuo intervento odierno sul Manifesto. Letto fino alla fine. Condividendolo.
    Anche perché a me pare di aver fatto una riflessione in parte, di certo in parte, vicina in una lettera al Manifesto che invio anche agli amici della Rete dei Comitati

    Altidona 1-3-13 Luigi Meconi

    Ecco comunque quanto stamane ho inviato a Il Manifesto.
    Gentile Direttore
    Mi riferisco alla intervista al responsabile giustizia Pd Andrea Orlando di ieri, giovedì 28. Sono tra gli astenuti delle recenti elezioni e piuttosto allergico a leader, ma Orlando, per quanto "giovane" e per quanto "turco" mi ha allarmato. Per una sua visione della democrazia che mi pare piuttosto antica. Risponde a domande del Manifesto su Grillo e ai suoi richiami alla democrazia diretta. Ma sembra lo faccia in modo al punto determinato che forse dimentica di ricordare anche i non pochi istituti della democrazia partecipativa, contigua, a me pare, più alla democrazia diretta richiamata da Grillo che a quella rappresentata.
    Orlando, tra l'altro, risponde: "vogliamo stare dentro la democrazia rappresentativa…", "usa (ndr. Grillo) la crisi come corpo contundente contro la democrazia rappresentativa", "Va sfidato (ndr. Grillo) sul terreno della risposta alla crisi,… e se si prende fiato sul fronte della crisi, prende fiato anche la democrazia rappresentativa…".
    Quale "fiato"? Quello della sua prima risposta che dice: "Intendo l'idea di una larga coalizione che ha come programma le indicazioni dell'Europa"?
    Che io sappia le ultime sono quelle della famosa lettera segreta del 5 agosto 2011 della Bce su taglio ai diritti dei lavoratori, pensioni e privatizzazioni dei servizi di interesse generale.
    Va a capire quale democrazia rappresentativa ci sta dietro questa lettera segreta. O si capisce. Lontana non poco, si direbbe - a scriverla è stata la Bce di certo non eletta dal popolo sovrano -, da sia pure un pizzico di rappresentanza diretta.
    Peraltro, i richiami di disposizioni di Organi di rappresentanza Ue alla democrazia partecipativa - vedi la convenzione Aarhus del 1998 recepita con legge n. 108/2001 o la Convenzione Ue sul Paesaggio di Firenze 2000 o, anche se decaduto per i referendum di Francia e Olanda, l'art. 1-47 "Principio della democrazia partecipativa" del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa recepito con legge n. 57/05 o non poche norme nazionali su trasparenza e partecipazione - sono tali e tanti che a spaventare, almeno me, non sono i richiami di Grillo alla democrazia diretta, in fondo presi da non poche pratiche di movimenti, ma questa visione piuttosto antica e statica della democrazia rappresentativa del responsabile giustizia del Pd.

    Altidona 1 marzo 2013 Luigi Meconi

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